mercoledì 23 settembre 2009

Margaret Sanger


La Pillola
La prima pillola che controlla la produzione degli ormoni fa la sua comparsa nel 1916, grazie a Margaret Sanger, la prima attivista ad aprire un consultorio e a richiedere le leggi per agevolare prescrizione della pillola, che fine al 1940 rimane però a scopo curativo.
Già 4000 anni fa le egiziane utilizzavano dei metodi per impedire il concepimento assumendo semi di melograno avvolti in un involucro di cera. Praticamente, la prima pillola della storia, visto che i semi contengono un estrogeno naturale.
Gli antichi romani, invece, usavano come contraccettivo lo sterco di animali che le donne spalmavano sulle pareti della vagina prima della penetrazione, così come era diffuso praticare esercizi e spugnature per espellere lo sperma dopo l’atto.
Dei primi preservativi, invece, se ne trova traccia nel Medioevo, ed erano ricavati da interiora di animali, pelle di pesce da apposite guaine in lino.
I primi studi sull’anatomia femminile e l’apparato riproduttivo avvengono durante l’800, e vengono compiuti i primi esperimenti sui topi circa l’inibizione ovarica per il controllo della fertilità.
E' una delle invenzioni che ha cambiato radicalmente la vita della donna e il suo atteggiamento nella sfera sessuale, è quella dei metodi contraccettivi.

Mary Anderson


Il tergicristallo -
L’invenzione del tergicristallo si deve alla statunitense Mary Anderson che per motivi di lavoro usava girare in taxi per i suoi spostamenti. Vittima di incidenti per scarsa visibilità, e di cifre da capogiro per dei tragitti continuamente interrotti dal conducente del taxi che si fermava a spalare il parabrezza del veicolo, la Anderson decise di provvedere da sé alla mancanza del tergicristallo e realizzò un braccio meccanico, per di più rimovibile a seconda delle necessità.
La leggenda vuole che l’impiegato dell’Ufficio Brevetti la derise, ma nel giro di dieci anni ogni singolo taxi di New York montava la sua invenzione…

Mary Phelps Jacobs


Il reggiseno e biancheria intima -
La nascita del primo reggiseno come lo conosciamo oggi risale al 1914, e lo si deve alla decisione Mary Jacobs di costruire per sé un modello adatto ad un abito particolarmente scollato e trasparente.
Le antiche romane usavano il mammillare, una fascia di cuoio che appiattiva il seno in caso di misure troppo ingombranti, oppure lo strophium, che sosteneva i seni di dimensioni normali. Nel caso di seno troppo scarso si usava invece il corsetto o cestus, che metteva in evidenza i decolletè più minuti.
Le atlete greche invece portavano l’apodesmo, una specie di guaina da indossare durante le prove sportive. Durante tutto il Medioevo si diffonde l’uso del pelicon, un corpetto foderato di pelliccia, usato più come vezzo civettuolo piuttosto che come sostegno.
Dal Rinascimento fino ai primi del Novecento, i busti delle donne rimangono castamente imprigionati nei corsetti, vere e proprie torture che hanno provocato disagi alla struttura ossea a causa della “tenuta stagna” garantita dalle stecche di balena. Da allora l’industria della corsetteria si è sbizzarrita nel confezionare i modelli più disparati. Con il secondo dopoguerra, le mutande smettono di avere la forma di pantaloncini o di guaine per assumere gradualmente la forma che hanno oggi. Louis Reard, stilista di carrozzeria d’auto e poi disegnatore di moda, è l’inventore del bikini. Mentre trent’anni più tardi, e precisamente nel 1972 a Rio de Janeiro, nasce il primo tanga, grazie all’esibizionismo di Rose De Primo, brasiliana di origine italiana che per farsi notare a una festa tagliuzzò il suo già ridotto bikini trasformandolo nel famigerato capo di biancheria intima.

Josephine Cochrane


lavapiatti -

A Josephine Cochrane si imputa la maternità di un prodotto che ha aiutato molte generazioni di donne. La cosa divertente è che la Cochrane non era un’inventrice. Era semplicemente una donna che amava i cocktail e le cene sociali, e sebbene avesse la servitù che si occupava di rassettare, inventò un macchinario che potesse svolgere il lavoro in meno tempo del suo personale e che lo facesse rompendo un minor numero di stoviglie.

Alva Fischer


La lavatrice diventa elettrica
La prima “macchina per lavare” nacque nel 1767 da un’idea di Jacob Christian Schäffern, teologo di Ratisbona.
L’invenzione non fu particolarmente ispirata, se non fosse per la presenza di una prima rudimentale centrifuga da azionare a mano. Ma è solo nel 1906 che Alva Fischer costruì il primo prototipo di lavatrice elettrica. L’elettrodomestico concepito dalla Fischer però aveva il grande difetto di avere il motore posizionato molto vicino al cestello, e quindi il rischio di cortocircuiti e di scosse elettriche era alto.
Bisogna aspettare fino agli anni trenta perché venga pensato l’isolamento del motore.
Al giorno d’oggi, la lavatrice è molto cambiata dai primi anni della sua esistenza e grazie all’avvento della domotica, le lavatrici sono diventate automatizzate ed alcune addirittura “intelligenti”, come ad esempio quelle azionabili a distanza oppure quelle che sono talmente fedeli da segnalare via sms al proprietario l’avanzamento del ciclo di lavaggio.
L’ultimissimo trend in fatto di panni sporchi è quello di non lavarli in privato, ma di recarsi alle lavanderie pubbliche a gettone integrate con dei bar o dei ristoranti. Il più grosso cambiamento è quindi quello di trasformare una noiosa incombenza domestica in un momento di socializzazione.
fonte.focus

Augusta Ada King


Computer

ll prototipo di computer fu messo a punto nel '800 da Charles Babbage, matematico e filosofo inglese. Ma per il suo funzionamento è stato fondamentale lo studio e la creatività di Augusta Ada King, contessa di Lovelance e figlia di Byron, che inventò il linguaggio con il quale impostare le funzioni della macchina nel 1871.Il suo programma per la macchina, volto a calcolare i numeri di Bernoulli utilizzati per stilare tabelle numeriche, era di gran lunga più complesso di qualunque altro tentativo di Babbage, giustificando pienamente il riconoscimento di Ada come una delle protagoniste principali della storia dell'informatica.
Il linguaggio di programmazione Ada, finanziato e sviluppato dal Dipartimento della Difesa degli USA, è stato così chiamato in suo onore. Al suo personaggio è ispirato un film del 1997, Conceiving Ada, diretto da Lynn Hershman Leeson, ed è presente nel romanzo steampunk del 1990 La macchina della realtà di Bruce Sterling e William Gibson.

Maria Dixon Kies


Nel 1809, Maria Dixon Kies ricevuto il primo brevetto rilasciato negli Stati Uniti per una donna. Kies, un nativo del Connecticut, ha inventato un processo di tessitura della paglia con seta o thread.che è diventato un precursore per l'industria cappello. Purtroppo il suo brevetto è stato distrutto dal fuoco al Ufficio Brevetti, 1836.

Marion Donovan


Pannolino.
Negli anni 50 da Marion Donovan, la quale brevetto' il pannolino usa e getta fatto di nylon per paracadute, con bottoni automatici di metallo. Dopo aver cercato senza successo una cartaria che lo producesse, nel 56 fu Victor Mills che su incarico della Procter & Gamble sviluppo' il nuovo prodotto con materiali ultraassorbenti e fu immesso sul mercato il primo Pampers, nel 1961.

Stephanie Louise Kwolek



ha inventato un materiale le cui fibre sono cinque volte più forti dell'acciaio,ma sono leggere,flessibili e confortevoli da indossare
Stephanie Louise Kwolek (1923- ), mentre lavorava come chimico alla E.I. duPont de Nemours &Co, mise a punto numerose ammidi sintetiche e scoprì i polimeri cristallini liquidi nel 1965. Il frutto più famoso delle sue ricerche è il Kevlar (US Patent 3,819,587),una fibra sintetica dalle numerose applicazioni (giubbotti antiproiettile, cavi per navi e navicelle spaziali, schermi anti-frammentazione per i motori degli aerei, guanti antitaglio, rinforzi per i pneumatici, attrezzature sportive)che ha contribuito anche a salvare numerose vite umane e lo Scotchgard®, il rivoluzionario sistema di impermeabilizzazione

Rita Levi Montalcini


Nobel Rita Levi Montalcini, nobel per la medicina Per le scoperte sui “fattori di crescita” del sistema nervoso.realizzò gli esperimenti fondamentali che la condussero alla scoperta del Nerve Growth Factor (NGF)nel 1952, che le meritò il Nobel nel 1986
I primi studi di Rita Levi-Montalcini dimostrarono che nel veleno del serpente e nelle ghiandole salivari di diverse specie animali è presente una sostanza che promuove la crescita delle cellule nervose appartenenti al sistema simpatico, una branca del sistema nervoso autonomo formata da vari gangli – o raggruppamenti di neuroni – che controllano il ritmo cardiaco, la costrizione delle pupille, la contrazione delle fibre muscolari dell’intestino e dei vasi sanguigni.

La sostanza estratta dalle ghiandole salivari venne ben presto chiamata «fattore di crescita del sistema simpatico», o NGF (Nerve Growth Factor), una molecola proteica di peso molecolare 44000. Questa molecola stimola la crescita di tutte le cellule nervose non soltanto nelle fasi embrionali, quando il sistema nervoso prende corpo, ma anche nel corso dei processi di ristrutturazione e riparazione dei circuiti nervosi: l’NGF, infatti, non viene prodotto esclusivamente da alcune ghiandole ma dalle stesse cellule nervose, che in tal modo inducono altre cellule a collegarsi con loro in rete.

Gli studi sull’NGF hanno dimostrato che il cervello e i suoi circuiti si realizzano non solo sulla base di un programma genetico che prevede ogni minimo dettaglio, ma anche grazie agli scambi di informazione e agli stimoli che provengono dai diversi gruppi di neuroni, ad esempio, nel corso della registrazione di nuove esperienze, come avviene nei processi di memorizzazione. In sostanza, l’NGF può essere definito come la molecola della plasticità nervosa.

Furono proprio gli studi innovativi condotti per oltre un trentennio dalla Levi-Montalcini sul meccanismo di azione dell’NGF a essere premiati, nel 1986, con il Nobel per la Medicina, che condivise con Stanley Cohen.